Da Pino Cabras
🇵🇸 È TEMPO DI LIBERARE MARWAN BARGHOUTI.
Durante la lunga operazione genocidiaria nella Striscia ha agito il più grande apparato di pubbliche relazioni della Storia per nasconderne la gravità e la portata. Quell’apparato, nell’ora suprema della tregua, ha i motori al massimo. Dobbiamo saperne riconoscerne l’opera e gli intenti anche adesso che vuole presentare la tregua come “The Everlasting Peace”. Nessun marketing, nemmeno il più potente, può sostituirsi interamente all’imprevedibilità della Storia e della politica, specie perché l’apparato trucca le carte sulla questione più importante: l’autodeterminazione del popolo palestinese. C’è una cosa che riporta le chiacchiere a zero, anche fra i tardi scopritori del genocidio e della questione palestinese. Si vuole davvero voltare pagina e andare alla sostanza, senza farsi distrarre dagli show e senza presentare per risolto ciò che non lo è? Si vuole davvero esplorare una soluzione laica e autenticamente politica anziché rimuovere assieme alle macerie e ai cadaveri anche la questione nazionale palestinese? Quella soluzione trova il primo passo nella liberazione dell’ostaggio più illustre, detenuto da anni in pessime condizioni dai tiranni di Tel Aviv: Marwan Barghouti. Mi unisco in proposito all’appello de La Fionda e lo sostengo.
Da oltre vent’anni Israele tiene infatti in prigione l’uomo che potrebbe incarnare una vera leadership palestinese, riconciliando le diverse anime del suo popolo e restituendo una prospettiva politica alla lotta per la libertà.
Barghouti non è un simbolo di fazione, ma una figura di unità nazionale, l’unico in grado di parlare a Gaza come in Cisgiordania, ai laici come ai religiosi. Proprio per questo la sua voce è stata soffocata: perché un popolo diviso è più facile da dominare. Tutte le volte che un propagandista del Sionismo Reale ci ha detto “siete con Hamas” stava solo replicando il rito dell’inganno, per non voler sentire invece che “stavamo con Barghouti”, perché non voleva veri mediatori.
Israele teme Barghouti non per ciò che ha fatto, ma per ciò che rappresenta: la possibilità di una Palestina libera, coesa, capace di autodeterminarsi.
Chi crede nella giustizia non può tacere.
👉 È il momento di unirsi alla campagna per la sua liberazione.
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